Nuove frontiere nello studio del DNA antico - Rel. dott.ssa Elisabetta Cilli
Data inizio: | 26-01-2015 | ||
Luogo: | Ristorante Marchesini - Ravenna | Tipologia: | Meeting |
Meeting 8 del 26.01.2015
“Nuove frontiere nello studio del DNA antico. Applicazioni in campo forense, archeo-antropologico ed evolutivo”
Relatrice: dott.ssa Elisabetta Cilli
Del DNA è già nota l’importanza, sia in campo scientifico teorico, che nell’utilizzo in medicina e come supporto alle indagini forensi. La dott.ssa Cilli, genetista assegnatrice di ricerca e professore all’Università di Bologna presso la sede distaccata di Ravenna, partecipa a un gruppo di lavoro riguardante il suo impiego, nel nuovo settore, definito del “DNA antico”, della ricerca con varie finalità su reperti antichi vegetali, umani ed animali, le cui indagini vengono svolte nel laboratorio attrezzato a tal fine presso l’Università di Ravenna a Palazzo Strocchi. Essa ci ha illustrato i fattori principali che permettono la conservazione del Dna nei reperti antichi, primo fra tutti il freddo intenso (vedi uomo di Similaun), poi il rapido essiccamento dei tessuti e la loro conservazione in ambiente privo di aria e di umidità (vedi tombe dell’antico Egitto). Quindi, dopo il loro ritrovamento, la necessità di operare in ambienti sterilizzati proteggendo i reperti dall’inquinamento con il DNA degli operatori. Inoltre ha spiegato che i tessuti più idonei per la sua identificazione sono i denti e le ossa, principalmente quelle femorali e temporali. I progetti principali di queste ricerche riguardano lo studio delle malattie infettive del passato (vedi la peste nelle varie epoche storiche), la possibilità di stimare l’età della morte, gli esami microbiologici e della flora batterica, e infine la possibilità di identificare gli scheletri appartenuti a personaggi del passato. A tal proposito ci ha illustrato la recente ricerca per individuare le ossa del Caravaggio fra quelle ritrovate nell’antico cimitero di S. Sebastiano a Porto Ercole dove il pittore era stato inumato nel 1610. In base ai risultati sugli esami svolti si era infatti ritrovato uno scheletro che poteva essergli attribuito. Su di esso si è eseguito l’esame del carbonio 14 che ha confermato l’appartenenza a un uomo fra i 37 e i 45 anni (Caravaggio è deceduto a 39), l’esame dei metalli pesanti presso il laboratorio della Med Ingegneria di Marina di Ravenna che ha rivelato la presenza di Mercurio e di Piombo, contenuti nelle vernici che utilizzava per dipingere. E infine l’ultima parola è spettata al test del DNA, che confrontato con quello dei Merisi (il suo vero nome era Michelangelo Merisi) ancora viventi nei dintorni di Bergamo, ha confermato la presenza di diversi elementi comuni con quelli riscontrati nello scheletro esaminato per cui l’attendibilità del risultato è stata valutata del 85%. In definitiva si è trattato di una interessantissima conferenza costellata di molte domande a cui la relatrice ha risposto puntualmente.
Partecipanti 48 dei quali 32 Soci Effettivi (pari al 43 %), 1 Socio Aggregato, altri 15.