I personaggi della vecchia Ravenna - Rel. Prof. Franco Gabici

Meeting 9 del 27.01.2014

“I personaggi della vecchia Ravenna”

Relatore : Franco Gabici

Nella prima parte dell’ultimo meeting, dopo un minuto di raccolta per ricordare le vittime dell’olocausto in occasioe della “Giornata della Memoria”, abbiamo avuto l’entrata di tre nuovi soci: Giancarlo Frassineti e Canio Russillo, presentati da Giovanni Rossato e Elisabetta Peron, presentata da Sergio Morgagni.

Dopo cena, il Prof. Franco Gabici ci ha offerto un interessante “spezzatino” di ambienti e personaggi di una Ravenna scomparsa, di una piccola città oggi enormemente cresciuta, divenuta più ricca e importante per il suo porto e le sue attività commerciali e industriali ma che, come rovescio della medaglia, ha subito lo straniamento dell’anonimato che caratterizza la vita delle città odierne, e ha perso la caratteristica che derivava dal conoscersi tutti ed essere nel bene e nel male una comunità integrata. Così ci ha mostrato le immagini e ci ha descritto luoghi oggi non più esistenti o così profondamente modificati da non essere riconoscibili come la piazza S.Francesco alberata, e col monumento a Garibaldi, (ora nell’omonima piazza), che volgeva la schiena alla chiesa. O la zona di fronte al MAR ora piazza e giardino, e un tempo occupata dall’enorme caserma Garibaldi (Via di Roma si è chiamata in passato Corso Garibaldi) distrutta dalla 2° guerra mondiale, su un muro della quale rimasto in piedi fra le rovine, era dipinto un murale ante litteram che poi si è scoperto essere opera giovanile di un noto pittore ravennate. O la pasticceria Minzoni di via Cairoli, il cui gestore era soprannominato e Grugnaz (brutto grugno) che però produceva pasticcini così famosi che aveva per cliente addirittura la Regina Margherita! O il trenino a vapore che i ravennati chiamavano e tramway, che faceva servizio fra Forlì e Ravenna ed attraversava la città entrando da Porta Nuova e percorrendo Via di Roma e Via Mariani. Inoltre ci ha descritto personaggi dell’epoca soffermandosi in particolare su figure di preti, che costretti a operare in un ambiente profondamente anticlericale, si comportavano in molti casi in modi particolari che denotavano la loro partecipazione alla mentalità comune della gente d’allora. Come il prete di S.Domenico che non riuscendo ad aprire il tabernacolo con la chiave aveva esclamato in dialetto: ma cosa c’è qui dentro: il diavolo? O Don Bendazzi che nel clima elettorale degli anni cinquanta passando davanti a un bar del PCI, e sentendosi gridar detro: se vinceremo noi taglieremo la testa a tutti i preti, rispose prontamente: per voi non ci sarà bisogno: siete già senza testa! O Don Foschini che avendo trovato un asino morto, abbandonato dagli zingari sul piazzale antistante la sua chiesa, recatosi in comune  a segnalare la cosa, sentendosi rispondere dall’impiegata: ma non tocca a voi preti seppellire i morti ?, prontamente rispose: certo, ma sono venuto qui ad avvisare i parenti! O infine i personaggi più strani, come il matto che credeva di essere Garibaldi, lasciato girare liberamente per la città parlando ad alta voce con frasi le più strane e sconnesse, che a un turista che gli chiese dov’era Galla Placidia, si voltò e rispose Galla Placidia? Era qui adesso! Ma anche lui era considerato parte di quella comunità integrata che comprendeva tutti coloro che parlavano la stessa lingua, cioè il dialetto. (Silvio Gambi)

Partecipanti 53 dei quali 35 Soci  (pari al 35 %)