Silvio Bartolotti, General Manager Micoperi e Giovanni Ceccarelli Yacht design and Engineering
Data inizio: | 11-03-2013 | ||
Luogo: | Ristorante Marchesini - Ravenna | Tipologia: | Meeting |
Meeting del 11.03.2013
Incontro con
Silvio Bartolotti - General Manager “Micoperi” e
Giovanni Ceccarelli - Yacht design and engineering
La serata con Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi Srl e Giovanni Ceccarelli, Yacht design and engineering, progettista delle imbarcazioni dell’America’s Cup “Mascalzone Latino” e “+39” è stata motivo di orgoglio per noi ravennati.
Affascinati dal racconto di Silvio Bartolotti, un uomo che con tenacia e principi morali ed etici molto saldi ha saputo realizzare un’impresa solida. Nato a Lugo di Romagna il 6 gennaio del 1945, in piena guerra e nella fascia della Linea Gotica in mano ai tedeschi, sotto i bombardamenti. Bartolotti continua nel racconto della sua scuola, poca voglia di studiare, ha frequentato fino alla seconda ragioneria e a sedici anni è andato a lavorare a Bologna al mercato ortofrutticolo, a scaricare le cassette della frutta dai camion alla mattina alle quattro. Silvio Bartolotti è sposato con Luisa. Ha due figli, Claudio e Fabio, che lavorano nella sua azienda fin da giovanissimi. Claudio ha vent’anni di contributi versati, Fabio ne ha quindici. “Hanno cominciato a lavorare alla Savini saldando, perché nella vita saper saldare può tornare utile e soprattutto se non si impara l’unità di misura della fatica, è impossibile poterla chiedere agli altri”.
Il suo ingresso nell’offshore avviene abbastanza casualmente. Mentre lavorava alla Calcestruzzi Spa, a Bologna, incontrò due persone che gli chiesero se voleva partecipare con loro che stavano aprendo una piccola azienda di verniciatura industriale; si è buttato in questa impresa, ma le cose non sono andate bene per differenti mentalità e si è ritirato dall’azienda.
Racconta poi che ha conosciuto la Micoperi quando andò alla base dell’Eni di Ortona alla ricerca di un lavoro; all’interno del porto c’era una società che si chiamava Micoperi che era stata fiore all’occhiello per tanti anni dell’Italia nel mondo e che stava andando alla deriva.
Dopo una notte insonne prese una decisione temeraria. “Ci voglio provare io”. Era come dire: ‘Adesso vado a prendere una bicicletta e vado sulla luna’. “È stata un’avventura piena di difficoltà, senza un centesimo in tasca, ma che è andata bene”. La Micoperi oggi conta circa 600 dipendenti ed è un’azienda in crescita.
“Il recupero della Costa Concordia non fa parte delle nostre attività. Abbiamo aderito a questa iniziativa quando un amico mi ha detto: ‘Guarda che abbiamo fatto una figuraccia di fronte al mondo intero e rischiamo di farne un’altra più grande se non interveniamo nel recupero della nave. Perché non provi a buttarti a risolvere questo problema?’”.
Silvio Bartolotti si è sentito toccato nell’orgoglio. “Ne ho fatto una questione di valore morale, direi di senso di dignità nazionale”.
Bartolotti ha studiato l’accordo per la rimozione della Costa Concordia dall’isola del Giglio con l’azienda americana “Titan Salvage”, compagnia specializzata nel recupero di relitti. Nell’accordo il manager della Micoperi ha voluto inserire una clausola che gli fa molto onore. “Senza dire niente ai miei partner americani, prima di presentare l’offerta ho allegato una pagina, dove ho scritto che l’utile di quest’operazione, recuperate le spese, verrà donato all’Isola del Giglio”. I tre progetti ai quali la Micoperi sta lavorando sono: portare la corrente elettrica sull’isola, oppure il gas oppure realizzare una funicolare che colleghi Giglio Porto a Giglio Castello.
E’ intervenuto poi l’ing. Giovanni Ceccarelli che ha illustrato la parte tecnica dell’operazione: la nave poggia su due speroni di roccia alla profondità di 30 metri e sotto la parte centrale c’è una buca d’acqua profonda 50 metri. L’idea geniale è stata quella di appoggiare la nave su piattaforme simili a quelle che la Micoperi installa in mare. Questa è stata sicuramente la soluzione che ha fatto scegliere questo progetto rispetto agli altri e unico al mondo. La nave sarà raddrizzata e poi scortata in un porto per essere demolita. Ciò che resterà all’Isola del Giglio sarà un luogo che, come dice Ceccarelli, se sarà sfruttato con intelligenza, potrà diventare meta turistica per amanti della subacquea.
Partecipanti 66 dei quali 40 Soci (pari al 40 %)